Nel pomeriggio di venerdì 18, con il deputato Marco Da Villa e l’avvocato Daniele Vianello abbiamo discusso, nella sede della Municipalità di Venezia-Murano-Burano, della pericolosità di una riforma costituzionale che restringerebbe gli spazi di democrazia, spiegando nel merito perché il M5S sostiene convintamente il NO alla consultazione popolare.
Questi, in sintesi, i 5 motivi da noi ritenuti più gravi:
- L’illegittimità politica e morale di un Parlamento figlio di una legge elettorale incostituzionale, che non solo intende proseguire fino al 2018 (come se la sentenza 1/2014 non esistesse), ma si permette di cambiare a colpi di maggioranza 47 articoli della Carta che dovrebbe accomunare tutti gli italiani.
- L’abolizione non del Senato, ma del diritto di voto per il Senato, che resta e viene snaturato, con 74 consiglieri regionali e 21 sindaci tutti nominati dai consigli regionali (oltre a 5 nominati dal PdR), i quali acquisiscono l’immunità e mantengono la funzione legislativa in diversi casi, come per le leggi costituzionali o di attuazione delle normative Ue, senza essere più eletti dai cittadini.
- La complicazione del procedimento legislativo, che prevede dieci diverse modalità di approvazione di una legge, con conseguente probabile aumento dei conflitti di attribuzione davanti alla Corte costituzionale.
- La ri-centralizzazione prevista nel Titolo V, che aumenta le competenze esclusive dello Stato, addirittura introducendo la “clausola di supremazia statale”, a discapito delle autonomie locali.
- Gli effetti del combinato disposto della riforma costituzionale con la legge elettorale, che aprono il fianco a possibili nuove derive autoritarie. Viene meno, infatti, il sistema di pesi e contrappesi che ha regolato la vita istituzionale dell’Italia repubblicana.
Senza dimenticare, infine, la penalizzazione degli istituti di democrazia diretta: le firme necessarie per presentare leggi di iniziativa popolare passano da 50 mila a 150 mila, mentre l’abbassamento del quorum, in caso di referendum abrogativo, è condizionato ad un aumento delle firme, da 500 mila a 800 mila.